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L’amore è un abbraccio soffice di cielo e di nuvole su una cima raggiunta col cuore in festa.
(Bianca di Beaco)

C'è chi cammina per comodi sentieri, chi arrampica su pareti vertiginose, chi si muove con gli sci ai piedi. C'è chi scende nel buio delle grotte. C'è chi studia la natura, il territorio, l'ambiente e cerca soluzioni per una migliore protezione e tutela. Vivono nel Club Alpino Italiano infinite passioni, interessi diversi. E soprattutto scuole, pensate come centri di formazione e testimonianza di valori. Un aiuto prezioso sono il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, il Servizio Valanghe, libri e pubblicazioni per una più approfondita conoscenza, le tante Commissioni che si occupano di medicina di montagna e dello studio del territorio o della verifica dei materiali come corde, moschettoni impiegati per arrampicare. Il Club Alpino Italiano è una struttura aperta e mai rigida, attenta ad accogliere tutti coloro con la passione della montagna, qualunque essa sia.

“Una sera dell'autunno 1964, passando sotto un vecchio balconcino di via Milano, vicino al ritrovo dei lavoratori di quei tempi, ora il Bar Piero, fui attratto da un animato vocio: discussioni sul tema della montagna che arrivavano sino alla strada. Incuriosito, una sera mi decisi: bussai alla porta e mi ritrovai in un piccolo locale, ove persone già conosciute mi accolsero cordialmente porgendomi il loro benvenuto [...] L'atmosfera era allegra e carica di entusiasmo e fece subito presa su di me, appassionato della montagna. Avevo vissuto le mie prime esperienze alpine durante servizio militare, appunto svolto in artiglieria in montagna. Nelle riunioni settimanali si discuteva sulla promozione di programmi ed attività alpinistiche - estive ed invernali - e di altre iniziative per lo sviluppo del sodalizio. Senza quasi rendermene conto mi ritrovai Presidente di questa sottosezione del Club Alpino Italiano nata a Cologno Monzese nel 1963 grazie all'interessamento di uno sparuto gruppo di appassionati” (Luigi Marabelli, 1988).

Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso.
(Erri De Luca)

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